Tora e Piccilli

Lungo le colline del versante nord del massiccio vulcanico di Roccamonfina si trovano i piccoli borghi di Tora e Piccilli, importante punto strategico e d’avvistamento posto tra l’antica via Latina e la vallata del Volturno. L’area, abitata da alcuni gruppi di popolazioni pre-romane riferibili con ogni probabilità ai Sanniti, come attestato dalle evidenze archeologiche connesse con un santuario individuato in località Cappelluccia, deve essere stata occupata dai Romani tra fine del IV e gli inizi del III secolo a.C., come lasciano supporre i resti di alcune ville rustiche individuabili nelle contrade di Galluccio e Castellone e il riferimento contenuto in un testo di Catone (de Agri Cultura, XII, 4) ad un incremento delle attività produttive, con lo sfruttamento di cave di calcare e pietre vulcaniche nel territorio della vicina Rufrae (Presenzano). Sotto la dominazione longobarda (VI secolo) Tora e Piccilli appartenne alla Contea e alla Diocesi di Teano, per essere in seguito affidato in Feudo ad un Barone Longobardo. Alcune terre vennero successivamente destinate al Monastero di Santa Maria in Cingla di Ailano, mentre le pertinenze di San Felice di Tora furono reclamate nel 1019 dall’Abbazia di Montecassino. Nel XII secolo la cittadina fu possesso del principato di Capua e dominio di Federico II. Nel 1453, durante la signoria dei Galluccio e dei Marzano, Alfonso d’Aragona ridefinì i confini dei due feudi per risolvere una controversia fra questi signori ed il feudatario di Presenzano. Agli inizi del XVII secolo l’Università di Tora era divisa in quattro villaggi: Piccilli costituiva il terziere, e Tuoro, Foresta e Margherita erano i casali. Nella seconda metà del 1700 il feudo passò ai Filangieri del ramo di Arianello, a cui rimase fino all’eversione della feudalità e solo nel 1807 un ordine sovrano riunì i due paesi in un’unica amministrazione con il nome di Tora e Piccilli. La storia moderna di Tora e Piccilli si ricorda soprattutto per gli avvenimenti accaduti durante l’ultimo conflitto mondiale. La cittadina, con encomiabile virtù civile, diede rifugio ad alcune famiglie ebree.

Torre
Ciampate del diavolo

A seguito di feroci razzie delle truppe tedesche, cinquanta concittadini vennero deportati in Germania e numerosi altri furono destinati a completare i lavori di fortificazione della linea Gustav. Mirabile esempio di umana solidarietà cui è stata conferita, nel 2004, la Medaglia d’Argento al Merito Civile per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale. Prima di giungere nei pressi del centro abitato, nella frazione Foresta, in località Perate, è possibile imbattersi nelle straordinaria  ciampate regliu riàuru (ciampate del diavolo). Si tratta di 56 orme profondamente impresse in un pendio di tufo leucitico bruno di alcuni ominidi del Paleolitico Inferiore. La tradizione popolare le definisce “del diavolo” perché solamente un demone può camminare sulla lava vulcanica senza bruciarsi. Le ciampate sono visibili ai bordi di un costone di trachite di uno dei 21 coni vulcanici del Roccamonfina. Una volta giunti in paese, passeggiando per le stradine di Tora, si può arrivare facilmente al punto più alto del borgo ed ammirare la poderosa Torre quadrangolare, parte dell’antico Castello fortificato dai Normanni con mura di cinta ed imponenti porte d’accesso. La costruzione, dichiarata nel 1939 monumento nazionale, è realizzata su base a tronco di piramide quadrata ed è databile al XII secolo. Si tratta di una struttura a più piani, la cui funzione strategica per scopi militari ed economici si è perpetuata immutata nei tempi, data la sua condizionante posizione sulla sommità della collina, tra l’antica via Latina e la vallata del Volturno, attraverso cui si sviluppano da secoli le più agevoli vie di comunicazione per il Lazio, l’Abruzzo, il Molise e la Campania. Nonostante i numerosi interventi di restauro e le modifiche operate sull’impianto originario, si conserva intatto, nelle sue forme possenti, il valore della storia di una comunità e degli uomini illustri che vi soggiornarono. Altro edificio di pregio è la Chiesa di S. Giovanni Apostolo, lungo la strada per Piccilli. La struttura, probabilmente d’origine medievale, è stata oggetto di alcuni interventi architettonici nel 1700.

L’accesso è costituito da un’ampia scalinata, a doppio ordine, caratterizzata in quello inferiore da un portale mistilineo ed in quello superiore da un timpano triangolare sormontato da pinnacoli con un finestrone rettangolare finemente decorato. L’interno dell’edificio ha una pianta a croce greca a navata unica, con volta a botte lunettata e cappelle con altari in stucco e marmo realizzati in forme tardo-barocche, con una interessante pavimentazione maiolicata. Nelle cappelle sono conservate anche notevoli tele del XVIII secolo. Di grande interesse storico sono pure la Chiesa di Sant’ Andrea Apostolo, del cui impianto originario di epoca medioevale resta il portale in tufo locale sormontato da lunetta, in cui è affrescata l’immagine di Sant’Andrea, ed il Convento dei Cappuccini realizzato a partire dal 1707 per volontà del duca Domenico Galluccio e, dal 1806 al 1815, sede del Municipio prima di essere adibito ad ospedale militare dai garibaldini. Non può certo mancare, inoltre, una visita alla Parrocchiale di San Simeone. L’impianto della costruzione doveva essere già esistente nel 1575, come documentato dai registri conservati nell’archivio del luogo di culto. Fu restaurata nel XVIII secolo e assunse le attuali forme monumentali tardo – barocche dal 1740. La facciata principale è scandita da paraste e conserva un interessante portale con fascia a piccole bugne a punta di diamante, un finestrone ed un timpano triangolare. L’interno si sviluppa con cappelle laterali, ampio transetto, presbiterio ed un coro in legno di attribuzione incerta. L’altare maggiore è databile al 1752 ed è sormontato da una tela raffigurante la Presentazione di Gesù al Tempio con San Simeone. Conserva, inoltre, pregevoli tele ed affreschi di scuola napoletana del Settecento. Al centro di Tora sorprende la notevole mole del Palazzo Ducale. Edificato  intorno alla metà del Settecento dai duchi di Tora, i Galluccio, in posizione extra-moenia. Si sviluppa dal margine dell’attuale piazza Umberto I fino a via Roma, caratterizzando l’intera dorsale urbana su cui insiste. Oggi il palazzo è di proprietà privata. Fuori di Tora si può ammirare  il Convento e la Chiesa dei Cappuccini, eretto nel 1707 per volontà del duca Domenico Galluccio. Dal 1806 al 1815 il convento fu sede del municipio e nel 1860 fu adibito a ospedale militare dai garibaldini.

Particolare Borgo

Municipio – Piazza Umberto I: tel. 0823924261
Vigili urbani: tel. 0823924261
Sito internet: www.comune.toraepiccilli.ce.it